Il
viaggio dell’uomo
L’evoluzione e la storia dell’uomo sono accompagnate da
continui spostamenti geografici, prima fuori dalla culla africana (circa 60.000
anni fa) fino poi a colonizzare tutte le parti del mondo. Si ipotizza che il
primo passaggio dell’uomo dall’Europa all’America avviene tra
i 40.000 e i 15.000 anni fa, attraverso lo stretto di Bering, mentre la colonizzazione dell’Australia risale a 50.000 anni fa. Le grandi scoperte geografiche e le esplorazioni che avvengono tra il ‘400 e il ‘500 ad opera delle civiltà occidentali aprono il varco a importanti migrazioni, continuate fino ai tempi moderni.
i 40.000 e i 15.000 anni fa, attraverso lo stretto di Bering, mentre la colonizzazione dell’Australia risale a 50.000 anni fa. Le grandi scoperte geografiche e le esplorazioni che avvengono tra il ‘400 e il ‘500 ad opera delle civiltà occidentali aprono il varco a importanti migrazioni, continuate fino ai tempi moderni.
In questa alternanza tra spostamenti e stanzialità l’uomo ha
sviluppato un rapporto con la natura e le risorse alimentari del luogo che ha generato
nel tempo una grande diversità di forme di alimentazione. Pur provenendo da
zone molto distanti dal loro luogo d’origine, si sono generate delle tipicità
alimentari che sono diventate parte dell’identità culturale della terra che li
ha accolti. Si pensi al pomodoro, originario delle americhe, che è diventato un
ortaggio tipico della cultura mediterranea; un altro esempio sono le patate, provenienti
anch’esse dal Sudamerica, ma tipiche della cucina dell’Europa centrale e del Regno
Unito.
Il
cibo è salute e cultura
In Italia, come in altri paesi che accolgono persone
straniere, si sta verificando una crescita di cibi etnici* con l’acquisizione di stili alimentari alternativi. L’offerta
di ristorazione si è notevolmente arricchita di nuove proposte, talora
modificate rispetto alla versione originale, per incontrare i gusti del paese
ospitante combinando ingredienti locali con altri importati.
*Un alimento etnico è quello originario da paesi diversi da quello ospitante, che contribuisce ad una cultura alimentare diversa dalla tradizione locale (1).
Secondo una recente indagine del Censis sull’orientamento
degli acquisti alimentari degli italiani nella grande distribuzione organizzata
emerge che:
- - 38,6 milioni (9,4 milioni regolarmente) sceglie i prodotti alimentari del commercio equo e solidale;
- - 31,7 milioni (5,9 milioni regolarmente) sceglie i prodotti etnici.
*Un alimento etnico è quello originario da paesi diversi da quello ospitante, che contribuisce ad una cultura alimentare diversa dalla tradizione locale (1).
Meglio
stare alla larga dalla dieta occidentale
Gli immigrati, a loro volta, acquisiscono nuove abitudini
alimentari, adeguandosi alla dieta
occidentale (2) con tutti i suoi difetti; tra questi ricordiamo un alto
consumo di zuccheri raffinati, alcol, grassi saturi, sale (sodio), oli raffinati
e, per contro, un ridotto apporto di fibre vegetali, grassi omega-3 (di per sé
e in rapporto agli omega-6) e di alcuni micronutrienti come la vitamina C.
Risulta da un’indagine che tra gli immigrati in Italia (dati Tomorrow
Swg, 2007):
- - il 62% mangia nei fast food;
- - il 76% si reca in pizzeria o al ristorante.
Come già anticipato, pizza e panini non rappresentano lo stile alimentare mediterraneo sano, ma
piuttosto la deriva verso la cosiddetta “Western
Diet”, che sta contribuendo all’aggravamento dei problemi di sovrappeso, di
obesità e alla mortalità per malattie cronico degenerative in Italia e nel
mondo.
E’ noto che le popolazioni che migrano verso paesi più
sviluppati, manifestano problemi di eccesso di peso maggiori degli abitanti dei
paesi che li ospitano. E’ documentato anche il contrario, ovvero che il mantenimento
delle proprie tradizioni culinarie si associa a una minor incidenza di obesità una
volta che si giunge in nuovi paesi (3).
Alla
ricerca della dieta perfetta
Insieme al progredire degli studi scientifici che correlano
la salute dell’uomo con ciò che viene messo nel piatto, si sta assistendo alla ricerca
della dieta perfetta e di cibi con proprietà salutistiche. Molti di questi
alimenti appartengono alla cultura
mediterranea, come ad esempio l’olio extravergine d’oliva, le noci, le nocciole,
le mandorle, il pesce azzurro, la verdura, la frutta e i frutti di bosco; altri
invece appartengono alla categoria dei cibi
etnici o a quella dei cibi “dimenticati” e riscoperti recentemente. Tra gli
alimenti etnici con particolari proprietà nutrizionali citiamo ad esempio i
semi di lino, di chia, di canapa e i loro derivati, le noci di macadamia, il
cocco, la quinoa, l’amaranto, l’avocado, le alghe edibili, il miso e gli altri
prodotti fermentati della soia, il kefir di latte, il tè verde, il caffè, il
cacao e il variegato mondo delle spezie.
Vista la carenza di fonti di acidi grassi omega-3 nella dieta occidentale e il rapporto omega-6/omega-3 sbilanciato a
favore dei primi, è importante includere nella propria dieta alimenti che siano
particolarmente ricchi di questi preziosi lipidi; tra questi rientrano cibi
tipici di altre culture, oppure che hanno fatto parte della nostra storia
passata come i semi di lino, i semi di canapa e quelli di chia. Mettiamo a
confronto il contenuto di acidi grassi di questi alimenti, includendo anche i
valori relativi alle noci comuni (tabella 1).
Grassi tot
g/100
|
SFA
g/100
|
MUFA
g/100
|
PUFA
g/100
|
ὠ 6
g/100
|
ὠ 3
g/100
|
Criticità
|
|
Semi di lino
|
42,16
|
3,66
|
7,53
|
28,73
|
5,90
|
22,81
|
vanno macinati
|
Semi di chia
|
30,74
|
3,33
|
2,30
|
23,66
|
5,83
|
17,83
|
più costosi
|
Semi di canapa
|
48,75
|
4,60
|
5,40
|
38,10
|
27,36
|
8,68
|
pochi ὠ 3
|
Noce europea
|
65,21
|
6,12
|
8,93
|
47,17
|
38,10
|
9,10
|
pochi ὠ 3
|
Legenda: SFA = grassi saturi; MUFA = grassi monoinsaturi; PUFA
= grassi polinsaturi; ὠ 6 = grassi omega 6; ὠ 3 = grassi omega 3.
Fonte dati: USDA United States Department of Agriculture. National Nutrient Database for Standard Reference Release 28.
Fonte dati: USDA United States Department of Agriculture. National Nutrient Database for Standard Reference Release 28.
Nelle nostre scelte, dunque, occorrerebbe avere una visione più
ampia e tendere ad un’alimentazione sana
per noi e per l’ambiente, in un’ottica etica,
sostenibile e, laddove possibile, a km 0. Questo non significa escludere i
cibi etnici, ma vuol dire piuttosto salvaguardare l’economia delle popolazioni
locali non destinando il loro cibo prevalentemente al mercato estero o disincentivando le colture ad alto impatto
ambientale che soddisfano esclusivamente le richieste dei mercati più
ricchi.
Dott. Francesco Bonucci - Biologo Nutrizionista - Forlì
Bibliografia
(1) Kwon D.Y. What is ethnic food? Journal of Ethnic Foods.
Editorial. 2015.
(2) Cordain L. et al. Origins and evolution of the Western
diet: health implications for the 21st century. Am J Clin Nutr 2005; 81:341–54.
(3) Renzaho A.M.N. Maintenance of traditional cultural
orientation is associated with lower rates of obesity and sedentary behaviours
among African migrant children to Australia. International Journal of Obesity.
2008; 32, 594–600.
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