venerdì 27 febbraio 2015

Conoscere e usare l'avocado

Condivido l'articolo scritto dal collega dott. Maurizio Tommasini sull'avocado, frutto di sicuro interesse nutrizionale e che sto iniziando a far utilizzare per l'ottimo profilo lipidico.

Avocado forever!

L’Avocado è il frutto di una pianta, Persea Americana, originaria dell’America Centrale, ed è utilizzato dall’uomo almeno dal 7000 a.C. Gli Aztechi lo chiamavano ahuacalt e da questo sarebbe derivato il nome spagnolo aguacate divenuto il moderno avocado.
L’avocado è un frutto climaterico, che matura dopo essere stato colto per azione dell’etilene; per questo motivo viene raccolto quando ancora verde e mantenuto fino alla vendita a temperature tra i 3 e 6 °C. La maturazione avviene a temperatura tra i 15 e i 24 °C e può essere accellerata tenendo l’avocado in un sacchetto di carta con una mela o una banana matura, frutti forti produttori di etilene. Al mercato bisogna scegliere frutti compatti, pesanti, dalla buccia scura e priva di lesioni: l’avocado è ben maturo quando risulti appena cedevole alla pressione delle dita. L’avocado maturo si conserva in frigo per diversi giorni. una volta aperto può esser conservato al massimo per 1 o 2 giorni, mentre la purea può essere surgelata anche per un anno.
Il frutto va tagliato longitudinalmente e il grande nocciolo interno può essere facilmente sollevato ed estratto, magari utilizzando un coltello. La polpa è soggetta ad un rapido imbrunimento, il processo di ossidazione dei polifenoli—liberati dalle cellule con il taglio—ad opera di enzimi, che può essere evitata trattando la polpa con succo di limone o di lime. (http://www.mauriziotommasini.it/)

domenica 8 febbraio 2015

DHA: acido grasso essenziale

Estratto della newsletter Nutrafocus della Lipinutragen sull'acido grasso omega 3 DHA.
Tra gli omega 3 presenti nelle membrane eritrocitarie, EPA e DHA rivestono un ruolo particolarmente importante contribuendo, tra le altre cose, a conferirne caratteristiche di fluidità.
Tra tutti gli acidi grassi che la compongono, il DHA in particolare, dovrebbe essere presente in una percentuale variabile tra il 5 – 7 %.
Tra gli ɷ 3 acidi grassi polinsaturi (PUFA) introdotti con la dieta, il DHA (insieme all’EPA), è presente in quantità molto ridotte (Hibbeln et al., 2006);
inoltre la sua conversione a partire da alfa linolenico è poco rilevante (Goyens et al., 2006).
La relativa scarsità di fonti alimentari, unitamente al consumo di questo omega 3 da parte dell’organismo, si riscontra anche a livello delle membrane dove non di rado si avvicina a valori bassi o al di sotto dell’intervallo di normalità indicato.
Le principali fonti alimentari di DHA provengono tipicamente dal mondo marino e in particolare, da pesci che vivono nei mari freddi.

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