I premi nobel Brown e Goldstein – scopritori dei recettori
cellulari del colesterolo nel 1985 – paragonarono il colesterolo a
“Giano-bifronte” riferendosi al fatto che la stessa molecola esprime funzioni essenziali
per la vita ed è anche collegata a
patologie cardiocircolatorie.
“... Cholesterol is a Janusfaced molecule. The
very property that makes it useful in cell membranes, … also makes it lethal”. Nobel lecture, 9 dicembre 1985,
Michael S. Brown e Joseph L. Goldstein
Al giorno d’oggi si parla del colesterolo come di una
malattia perché i suoi valori ematici alterati rappresentano un fattore di
rischio che concorre alla sindrome metabolica, condizione alla base di molte
patologie croniche.
Ma perché una sostanza così apparentemente dannosa viene
prodotta dal nostro stesso organismo?
Tale molecola – che appartiene alla famiglia dei grassi, in
particolare agli steroli – è presente in molti organi e tessuti del corpo umano
e, in particolare, quelli che lo contengono maggiormente sono il cervello e il
sistema nervoso centrale.
Inoltre:
·
è un componente fondamentale delle membrane
cellulari di tutto il corpo regolandone la fluidità;
·
è il precursore di ormoni sessuali, tra cui il
testosterone e gli estrogeni;
·
è il precursore della vitamina D;
·
è un componente degli acidi biliari digestivi.
Un elemento così prezioso ha avuto pertanto un ruolo
positivo nell’evoluzione dell’uomo, tant’è che sono attualmente ancora presenti
dei sistemi di risparmio; alcuni di questi fanno si che il colesterolo non vada
totalmente eliminato con le feci (circolo entero-epatico), altri - che si sono
selezionati geneticamente per il loro successo evolutivo - ne preservano alti livelli nel sangue
(sistema dei recettori cellulari). In epoche dove il cibo non si reperiva negli
scaffali dei negozi o nei ristoranti, ma andava cercato, raccolto o cacciato
con notevole dispendio energetico, riuscire a risparmiare il colesterolo garantiva
un indubbio vantaggio riproduttivo (1).
Il lato oscuro di questo sterolo è emerso nei tempi moderni,
in relazione agli eccessi alimentari accompagnati da carenze nutrizionali che ne
determinano un’eccessiva presenza nel sangue. La pericolosità di questa
molecola diventa effettiva in seguito alla sua ossidazione, che lo rende
aggressivo sulla parete dei nostri vasi. La facilità con cui il colesterolo si
ossida è in funzione della presenza o meno di sostanze antiossidanti
protettive.
Ricordiamo che il colesterolo nel sangue non viaggia libero,
ma agglomerato in strutture dette lipoproteine, in particolare le LDL
(colesterolo cattivo) che lo veicolano ai vari tessuti e altre dette HDL (colesterolo
buono) che lo trasportano al fegato per essere smaltito.
Colesterolo nel
sangue e colesterolo alimentare
Come già evidenziato in un precedente articolo, le U.S. Dietary
Guidelines (USDG) del 2015 (2) escludono le fonti alimentari di colesterolo
dall’elenco dei nutrienti a cui fare attenzione. Cibi che lo contengono in alte
quantità, tra cui le uova e i gamberi, non devono essere quindi evitati come spesso
ancora si ritiene, retaggio di linee guida obsolete. Questo perché ormai è
assodato che la regolazione interna di questa sostanza funziona come un sistema
cibernetico che ne aumenta l’escrezione quando ne rileva una quantità maggiore
assunta con i cibi e al contrario lo produce quando ne riconosce una ridotta
quantità nel sangue (3).
L’alimentazione e lo stile di vita hanno comunque un ruolo
chiave sul metabolismo del colesterolo, in particolare bisogna riconoscere ed
evitare tutti i comportamenti che influiscono negativamente sui suoi meccanismi
interni di regolazione: assorbimento
intestinale, sintesi epatica, escrezione biliare. E’ stato messo in luce ad
esempio che la sintesi di questo sterolo è condizionata dal metabolismo del
glucosio e dall’azione dell’insulina che ne aumentano la sintesi e ne riducono
l’escrezione (3).
Fattori che alzano il
colesterolo cattivo (LDL) e abbassano quello buono (HDL)
Fattori che proteggono
il colesterolo circolante dall’ossidazione
Tutte queste indicazioni hanno maggior senso se inserite in
un regime alimentare adeguato, in termini calorici, ai fabbisogni nutrizionali
della persona.
Testo a cura del dott. Francesco Bonucci, Biologo Nutrizionista
Bibliografia
(1) Rotilio
G, Marchese E. Nutritional factors in human dispersals. Ann Hum Biol. 2010
Jun;37(3):312-24
(2) US
Department of Health and Human Services; US Department of Agriculture.
2015-2020 Dietary Guidelines for Americans. 8th ed. Washington, DC: US Dept of
Health and Human Services; December 2015.
http://www.health.gov/DietaryGuidelines.
(3) Gylling,
Helena et al. Insulin Sensitivity Regulates Cholesterol Metabolism to a Greater
Extent than Obesity: Lessons from the METSIM Study. Journal of Lipid Research
51.8 (2010): 2422–2427. PMC. Web. 6 Nov. 2016.
(4) Ferreri
C., Chatgilialoglu C. Membrane Lipidomics for personalized Health. 2015 Wiley.
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