domenica 26 maggio 2013

Fibre alimentari e Ictus

Come indicato in precedenza, i danni cardiovascolari sono correlati agli stili di vita e anche all'inquinamento (vedi ‘Inquinamento e Aterosclerosi’).
Come fare per proteggerci e ridurre questi rischi?
Vista la difficoltà oggettiva ad evitare l'inquinamento diffuso, cerchiamo di intervenire su aspetti maggiormente sotto il nostro controllo. Uno di questi è il cibo.
Un aiuto al nostro cuore e alle nostre arterie ci viene infatti dall'alimentazione ricca di fibre, come documentato da uno studio pubblicato a maggio 2013 su Stroke.  In questa ricerca condotta in diverse popolazioni inclusa quella europea, viene associata l'assunzione di fibre con una riduzione di casi di ictus!
Allora, quante fibre assumere? (continua a leggere...)

sabato 25 maggio 2013

Inquinamento e Aterosclerosi


Che l’inquinamento atmosferico fosse concausa di problemi respiratori ed allergici era noto a molti ed anche intuitivo. Meno nota è nota la correlazione del particolato, specie il PM 2,5 con l’insorgenza di malattie cardiovascolari.

Questo aspetto, che passa attraverso l’accelerazione dei meccanismi responsabili dell’aterosclerosi, è stato documentato da uno studio condotto negli USA e pubblicato recentemente su Plos Medicine e segue altre ricerche in tema di esposizione ad inquinanti atmosferici e aumento delle frequenze di ictus e attacchi di cuore.

Sappiamo che le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte al mondo ed ai classici fattori di rischio (fumo, sovrappeso, sedentarietà, diabete, ipertensione) ora si aggiunge anche l’inquinamento.
Ragione in più per porre maggiore attenzione ai propri stili di vita e ad un’alimentazione equilibrata ed in particolare ricca di antiossidanti - naturalmente presenti in frutta e verdura e nei cibi non soggetti a preparazioni industriali.

Bibliografia: Adar SD, Sheppard L, Vedal S, Polak JF, Sampson PD, et al. (2013) Fine Particulate Air Pollution and the Progression of Carotid Intima-Medial Thickness: A Prospective Cohort Study from the Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis and Air Pollution. PLoS Med 10(4): e1001430. doi:10.1371/journal.pmed.1001430

domenica 5 maggio 2013

Bevande gassate-zuccherate: istruzioni per l’uso


Il consumo di bibite zuccherate è in rapporto diretto con l’aumento di diabete. Questa affermazione è stata confermata da un recente studio condotto in Europa e ci dice che il consumo di una lattina di bevanda gassata zuccherata al giorno, aumenta di oltre il 50% il rischio di diabete.
Ci si riferisce quindi allo zucchero aggiunto alle bevande (e agli alimenti) e ad un suo consumo quotidiano. Teniamo presente che una bevanda tipo cola o un aranciata in lattina contengono l’equivalente di 6 cucchiaini di zucchero. Nella foto sono mostrate le quantità di zucchero contenute in diverse bevande e delle quali probabilmente non si è consapevoli.
Teniamo inoltre presente che esiste altro zucchero nascosto e prendiamo la sana abitudine di leggere l’etichetta dei prodotti anche insospettati quali: conserve di pomodoro, salumi, wurstel, cereali per la prima colazione, aceto balsamico, sughi pronti, impanature degli alimenti confezionati, (segue)

giovedì 25 aprile 2013

Consigli per gli acquisti: passata di pomodoro


W la pappa col pomodoro è la sigla di una trasmissione radiofonica sulla web-radio e riprende una canzone cantata da Rita Pavone. Prendendo spunto da una puntata di questa trasmissione vorrei indicare qualche accorgimento da tener presente al momento dell’acquisto della passata di pomodoro.
Il pomodoro è un ortaggio divenuto particolarmente presente nella nostra cucina, sia come alimento fresco che conservato nelle varie forme. Le sue proprietà nutrizionali sono note, in particolare per la presenza di vitamine ed antiossidanti tra cui ricordiamo il licopene, oggetto di numerosi studi per presunta attività preventiva antitumorale.

Riguardo il prodotto fresco, si consiglia di acquistarlo e consumarlo nella stagione idonea, da maggio a settembre, mentre per quello conservato?
Anche in questo caso conviene scegliere un prodotto che sia stato raccolto nel mesi indicati e che non sia troppo vecchio. Per ottenere queste informazioni dobbiamo ‘decodificare’ il numero di lotto impresso nella bottiglia.
La lettera dopo la L (facoltativa) indica l’anno:
M 2012, E 2011, N 2010, R 2009
Preferire ovviamente LM che indica il 2012.

Il numero che segue indica invece il giorno dell’anno. Preferire la passata prodotta con il raccolto dell’estate, ovvero con il numero del giorno che sia tra 200 – 280 (luglio – settembre), come consigliato anche dalla rivista ‘Altroconsumo’.

Buona spesa.

Bibliografia: 

WebRadio wr8 - La dolce linea - Rai.it



Am J Clin Nutr. 2012. The role of lycopene and its derivatives in the regulation of transcription systems: implications for cancer prevention. Sharoni Y, Linnewiel-Hermoni K, Zango G, Khanin M, Salman H, Veprik A, Danilenko M, Levy J. 

sabato 23 marzo 2013

Se sei grasso son dolori (reumatici)!


Spesso si sente consigliare il dimagrimento alle persone sovrappeso e obese per ridurre problematiche osteo-articolari per motivi prettamente meccanici, ovvero troppo carico sulle strutture deputate a sostenere il corpo divenuto troppo pesante.
Poco o nulla viene invece detto sul fatto che il grasso sia a tutti gli effetti un produttore di sostanze pro-infiammatorie e che, numerosi studi hanno fatto emergere relazioni tra alcune di queste sostanze e le malattie reumatiche. Le responsabili sono molecole che rientrano nella famiglia delle adipochine, nome che fa intendere che il loro luogo di origine sia appunto l’adipe o grasso. L’azione delle adipochine avviene invece in diverse parti dell’organismo e può essere negativa, quando vengono rotti gli equilibri che le regolano.
Nel caso in oggetto, la presenza di molto grasso, produce molte molecole responsabili degli effetti negativi a livello delle articolazioni. Tant'è che potrebbero essere anche utilizzate negli esami del sangue, per valutare la gravità di certe patologie reumatiche.
Un motivo in più per perdere non solo peso, ma in particolare grasso!

Conde JScotece MLópez VGómez RLago FPino JGómez-Reino JJGualillo O. Adipokines: novel players in rheumatic diseases.  Discov Med. 2013 Feb;15(81):73-83.

domenica 20 gennaio 2013

Fruttosio e dolcificanti artificiali

Il fruttosio è uno zucchero presente naturalmente nel mondo vegetale ed in particolare nella frutta (da cui prende il nome), mentre il prodotto puro raffinato che si trova in commercio è ricavato (non estratto) da un processo industriale di trasformazioni che partono dall'amido di mais. Difficile quindi considerarlo naturale, lo stesso dicasi per tutti quei prodotti alimentari ricavati da processi di lavorazione e di raffinazione molto spinti.
Ma perché c’è tutto questo interesse dell'industria nei prodotti che rendono dolce i sapore delle cose che ingeriamo? Perché o creano dipendenza oppure aumentano il senso della fame e quindi portano in un modo o nell’altro le persone a mangiare e a consumarne di più.
I dolcificanti artificiali, pur con zero calorie, hanno un effetto ingrassante perché aumentano l’appetito. La correlazione tra uso di dolcificanti artificiali e l'aumento di peso è stata da tempo individuata da diversi studi (1), ma volutamente ignorata dall’industria alimentare nei messaggi pubblicitari.
Il meccanismo d’azione all'interno del corpo umano, riguarda la stimolazione da parte del sapore forte dei dolcificanti di specifiche aree del cervello legate al gusto, ma non di altre deputate alla gratificazione post-ingestione. la stimolazione di queste ultime solitamente si genera con l’assunzione dei cibi e degli introiti calorici. Lo sbilanciamento che si crea invece nel primo caso tra queste due aree del cervello, mantiene alto il senso della fame inducendoci a mangiare ancor più del normale.
Questo argomentazione è tornata alla ribalta perché un recente studio apparso a gennaio su JAMA (2) ha incluso in questa categoria anche il fruttosio - quando utilizzato puro come dolcificante. I ricercatori americani hanno sottoposto a risonanza magnetica al cervello dei volontari mentre assumevano questo zucchero, ed è emerso che le aree che regolano appetito, gratificazione e ricompensa non subivano nessuna riduzione di attività.
Il messaggio nutrizionale che vorremmo comunicare è quello di limitare il sapore dolce aggiunto con dolcificanti, in particolare quelli artificiali ma anche il fruttosio e il saccarosio (zucchero bianco o di canna). Continuiamo invece a consumare gli zuccheri (incluso il fruttosio) naturalmente presenti all’interno di frutta e verdura.

(1) Fowler SP, Williams K, Resendez RG, Hunt KJ, Hazuda HP, Stern MP. Fueling the obesity epidemic? Artificially sweetened beverage use and long-term weight gain. Obesity (Silver Spring, Md.) 2008.
(2) Page KA et al. Effects of fructose vs glucose on regional cerebral blood flow in brain regions involved with appetite and reward pathways. JAMA. 2013 Jan.

sabato 15 dicembre 2012

Un altro miracoloso prodotto: Chetone di lampone


Ultimamente mi è stato chiesto sull’uso del Chetone di lampone per il dimagrimento. Purtroppo le offerte di nuovi integratori dietetici miracolosi si moltiplica ad un ritmo talmente veloce che è difficile documentarsi con la stessa velocità, ma fortunatamente per noi nutrizionisti la risposta negativa li può accomunare tutti. Non fanno dimagrire chi li assume ma fanno ingrassare le tasche di chi li produce.
Questo Chetone di lampone è passato alla ribalta grazie alla spinta pubblicitaria del dr. Oz che ne consiglia l’assunzione, insieme ad una dieta bilanciata ed esercizio fisico regolare.
Bisogna sapere che si tratta di un composto fenolico utilizzato sin dal 1920 come aroma naturale per cosmetici e attrattivo per insetti ed è estratto in natura da pesche, uva, corteccia d’albero oppure viene prodotto da specifici batteri o anche ottenuto per via sintetica (in questo caso la dizione naturale non si può utilizzare).
Le ricerche scientifiche a supporto dei suoi effetti dimagranti sono piuttosto scarse:
due riguardano studi su topi ed una è stata condotta in laboratorio (in vitro), mentre nessuna su esseri umani.
Uno di questi studi non ha prodotto effetti di dimagrimento nei topi mentre uno più recente si ma riguardava animali nutriti con una dieta particolarmente ricca di grassi. Secondo gli autori il risultato è da ricondurre alla lipolisi indotta dall'incremento di norepinefrina.