domenica 3 aprile 2016

La nutrizione molecolare nell’anziano

A cura del dott. Francesco Bonucci per conto di Lipinutragen srl (www.lipinutragen.it)
Età anagrafica. Il limite di età per definire un anziano ha subìto dei cambiamenti nel tempo legati soprattutto all’aspettativa di vita che è diversa nelle varie culture e regioni nel mondo. Nel tardo ‘800 in Inghilterra, ad esempio, si considerava il limite di 50 anni per definire un soggetto anziano, mentre al giorno d’oggi, nei paesi sviluppati, si considera 60-65 anni o l’età individuata dal sistema pensionistico.
Età biologica. Sebbene non ci sia ancora un consenso unanime sull’individuazione di biomarkers predittivi della lunghezza della vita e sul rischio di morte, si può dire che l’invecchiamento dal punto di vista biologico sia un processo caratterizzato da un graduale accumulo di “danni” molecolari e cellulari. Questi determinano un progressivo e generalizzato decadimento funzionale del corpo umano, che si manifesta con una maggiore vulnerabilità rispetto all’ambiente, un incremento del rischio di malattia ed infine della morte [1]. Il grado e il tipo di danni che si accumulano nel tempo hanno una grande variabilità legata alla diversa genetica individuale e all’influenza dei fattori ambientali e comportamentali. Questi danni si manifestano con un declino di funzionalità riscontrabile maggiormente a livello fisico, cognitivo, endocrino, fisiologico e immunitario e contribuiscono alle cosiddette fragilità nell’anziano.

TIPI DI DANNI CHE CONTRIBUISCONO ALL’INVECCHIAMENTO [2]
  • danno del DNA (nucleico e mitocondriale) 
  • da stress ossidativo, mutazioni, accorciamento dei telomeri, modificazioni epigenetiche;
  • danni all’RNA con errori di trascrizione;
  • danni ai lipidi delle membrane cellulari da radicali liberi ;
  • danni alle strutture delle proteine.

Gran parte di questi danni sono indotti da radicali liberi, ma limitati dalla presenza di antiossidanti che partecipano a meccanismi di protezione e di riparazione.

Indipendentemente dal limite d’età stabilito, l’invecchiamento è accompagnato anche da cambiamenti fisiologici che hanno un impatto negativo sullo stato nutrizionale. Questi cambiamenti includono un ridotto senso del gusto e della percezione dei sapori con conseguente riduzione dell’appetito, oppure una ridotta secrezione gastrica ed enzimatica con abbassamento dell’assorbimento ad esempio di ferro e vitamina B12. Infatti, sebbene i fabbisogni energetici si riducano, quelli di nutrienti rimangono relativamente costanti con gli anni e il rischio di malnutrizione aumenta. Da tenere presente anche l’assunzione di farmaci, molto diffusa nella terza età, che possono avere delle interazioni coi cibi e modificare le necessità di taluni nutrienti.
Si ricorda che i processi di invecchiamento coinvolgono anche l’efficienza dell’attività degli enzimi e questo aspetto può risultare accentuato dalla minor assunzione e biodisponibilità di vitamine e minerali che svolgono funzioni di cofattori, cioè di supporto all’azione enzimatica. La dieta monotona e poco ricca di pesce e di frutta e verdura determina ridotti apporti di acidi grassi essenziali. Questa carenza risulta accentuata dalla difficoltà nel trasformare gli Omega-3 Linolenico e 6 Linoleico in acidi grassi a lunga catena quali EPA, DHA, GLA e Arachidonico, che tenderanno con gli anni a diventare essenziali.
Si evidenziano le importanti funzioni di EPA e di DHA (Omega-3) nella prevenzione del decadimento cognitivo incluso l’Alzheimer e nella Degenerazione Maculare (trattato nella prossima pubblicazione).

CRITICITA’ NUTRIZIONALI NELL’ANZIANO                                           INDICAZIONI NUTRIZIONALI*
Ridotti apporti proteici con conseguente perdita di tessuto muscolare (sarcopenia)
Riduzione non fisiologica del peso corporeo
Bilanciare il pasti con la presenza di proteine animali e vegetali a basso contenuto di grassi saturi. Ad es. frutta secca (noci, nocciole, mandorle), carni magre, combinazione di cereali integrali e legumi, formaggi magri, uova.
Non concentrare l’assunzione di proteine unicamente in un pasto al giorno, ma distribuirla nei tre pasti principali [3].
Carenze di vitamine e di minerali - cofattori enzimatici e antiossidanti
Introdurre verdura e frutta fresca seguendo la stagionalità. Includere anche succhi e spremute senza zucchero o centrifughe/estratti. Variare i colori e le tipologie, evitando la monotonia.
Dieta sbilanciata o povera di acidi grassi essenziali - le fonti dei PUFA Omega-6 sono difficilmente carenti, invece quelle degli Omega-3 risultano facilmente in difetto.
I PUFA Omega-3 sono fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio delle membrane cellulari e come molecole di segnale (ad es. nei processi antinfiammatori).
Il pesce, in particolare quello azzurro e il salmone sono ricchi di Omega-3 a lunga catena EPA e DHA. L’olio di semi di lino è una buona fonte vegetale di Acido Alfa Linolenico.
Monotonia e pasti dissociati
Variare la dieta e assumere gli alimenti associandoli tra loro all’interno dei pasti. Così si migliora la biodisponibilità e esplica l’azione sinergica dei nutrienti e ne rende possibile gli effetti salutistici.
Disidratazione, molto frequente e peggiorata dall’impiego di certi farmaci
Bere piccole quantità di acqua durante l’arco della giornata e ai pasti. Aumentare le quantità nei mesi più caldi.
* i fattori preventivi comprendono anche l’attività fisica ed elementi psico-sociali, non trattati nello specifico.


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